venerdì 21 dicembre 2007


SANTA CLAUS


Scintillio di luci
pirotecnici lampi
voci di Sirena
Sguardi di Medusa.

Galleria di festa
magnetico mercato.
arrivano i Re Magi
con oro incenso e mirra.

Non vanno alla capanna
povera del Bambino,
tutto è silenzio intorno,
solo una stella brilla.

Sospira S. Francesco:
il suo presepio chiama,
non vedono i passanti
le lacrime lontane.

Ti prego, Santa Claus,
non fermarti qui,
lascia la tua renna
e Sali sul cammello.

Sciogli la tua barba
per acqua nel deserto
e carico di manna
risana gli affamati.

Sconvolti dall’eccesso
anche noi fuggiamo
cercando i derelitti
per risalire insieme
ed essere felici.

Caterina Parisi Mehr
Con questi versi di una carissima amica, colgo l'occasione per fare i
miei migliori auguri per il Santo Natale e per un sereno avvio del
2008
un abbraccio a tutti
Luca

martedì 11 dicembre 2007


Giovanni da Spoleto, Adorazione dei pastori (particolare di san Giuseppe), Santa Maria Assunta, Arrone (Terni)

giovedì 1 novembre 2007

ricordo di Caterina Parisi Mehr

Due anni fa, il 31 ottobre, si congedava da questo mondo una mia carissima amica, Caterina, che mi piace ricordare così...



LA FENICE


Nera una notte senza stelle
arrivò
scatenando la tempesta.


Feroci piombarono le arpie
avide di pupille per spegnere
l’attesa dell’aurora.

Incertezza del nostro futuro
nel breve cammino sul ponte,
la certezza è del volo infinito.


Misteriosa fu al primo risveglio
la pallida luce dell’alba.
Fu svelata al trionfo del sole.


Vibra l’aria nell’inno alla vita
sinfonia delle note d’amore
modulate dagli angeli umani.


Piovono tutt’intorno
semi di melograno.

lunedì 15 ottobre 2007

Siparietti longhiani ad Alba


Il nome di Longhi porta un po’ sfiga: bistrattato a destra e a sinistra, la sua memoria non è sempre servita della serietà che richiederebbe, e non manca il rischio di diventare bandiera di battaglie che, forse, il “Professore” non avrebbe mai combattuto.
La mostra della sua collezione presso la Fondazione Ferrero di alba, sua città natale, ne è stata una riprova. Vado con il pullman della stampa che parte da Milano in piazza Castello: la solita compagnia di giovani canuti e non troppo arzille carampane, ma se non altro non si paga niente!
Non so per quale motivo, ma i luoghi longhiani sono connotati da una intonazione lugubre: anche la Fondazione Ferrero, infatti, ha qualcosa di funereo e qualcosa di ospedaliero, di un lindo candore razionale ma un po’ freddo, con i vasi di rose ed anterium bianchi abbinati. Si rimane gelati, ad esempio, dall’ingresso con un nartece di colonne bianche quadrate coperto a capriate, che termina con una porta a vetri, sopra la quale, come in una cappella di famiglia, una stele riporta i nomi dei tre fratelli Ferrero. Poco distante lo stabilimento industriale. Niente, già da fuori, mi toglie l’impressione di una moderna camera ardente cui sono stati tolti i drappi grigi e viola.
Anche entrando l’impressione non cambia, con certe pareti nere, scurissime.
Non mancano, questo è indiscutibile, opere che generano una forte commozione, come una forte commozione, come una strepitosa Madonna in trono col Bambino di Pietro da Rimini con intorno santi e angeli, con un indimenticabile Bambin Gesù in piedi sulle ginocchia della Madre, nella sua tunichetta lunga fino ai piedi, che strizza con due mani uno striminzito seno, ma con una tenerezza che pare una scena domestica. Oppure un piccolissimo Stefano da Ferrara che, per me, è stata una vera scoperta, con le sue figure uncinate e grifagne, violentemente espressioniste.
Ma tolgono il respiro, poi, anche i due Apostoli del Maestro del giudizio di Salomone, oggi riconosciute alla fase giovanile romana di Ribera.
A curare l’esposizione sono Gianni Romano, gran maestro degli studi piemontesi, e Mina Gregori, Presidente della Fondazione Longhi di Firenze, allieva prima e segretaria poi del “Professore” e nume tutelare della dimora longhiana; entrambi presenti qui per la presentazione alla stampa in auditorium. Dopo il breve intervento di Romano, durante il discorso della signora Gregori, arriva Vittorio Sgarbi, che viene fatto accomodare al banco, aspettandone un intervento. Non appena viene portata una sedia a Sgarbi, il professor Romano si alza inaspettatamente dal suo posto, scende dal palco e va a sedersi in platea.
Segue poi un discorso fiume, del tutto imprevisto, di Sgarbi assessore, che non manca l’occasione per fare il solito sproloquio sul mal costume italiani, sulla meschinità dell’amministrazione pubblica che boicotta le sue mostre. Il fianco, qui, è offerto dalla mostra longhiana del 1951: non si può fare più, oggi, una mostra come quella del 1951, perché non si riescono ad avere tutti quei prestiti che si riusciva ad ottenere allora. Oggi, sostiene nella sua logica, è anzi difficle addirittura avere un solo Caravaggio per una mostra, nello specifico la sua “LE ceneri violette di Giorgione” a Palazzo Te a Mantova, dove gli venne negata la Conversione di Saul della collezione Odescalchi: autorizzato dalla principessa, col placet della Soprintendenza, viene bloccato dall’istituto Centrale del Restauro, avanzando problemi conservativi, “per ricatto moralistico” (tanto che, una volta in mostra, dopo un mese viene di nuovo portato via). “Tutti siamo fragili!” in fondo, per cui perché non far fare un viaggio di più di cinquecento chilometri ad un capolavoro di quattrocento anni fa: in fondo tutti dobbiamo morire e nulla è eterno!
Non mancano poi divagazioni elogiative per Mina Gregori, come la più fedele a Longhi, non invischiata con il mercato (!), mentre il Professore era tirato per la giacchetta da Previtali verso il marxismo, tanto da far pubblicare il Caravaggio dagli Editori Riuniti, de “Il Manifesto”, anziché dalla gentiliana Sansoni, “troppo fascista”! E divagazioni ancora su Longhi come scrittore fra i più grandi del Novecento che non si è dedicato al romanzo o alla commedia bensì alla critica d’arte con una poeticissima vena letteraria, i dissidi con Berenson e con De Chirico, per poi ricordare il dissidio fra Brandi e Zeri, specie dopo che Einaudi aveva pubblicato il brandiano Disegno della pittura italian, che Zeri definì disdegno, tanto da indurre Einaudi, per sanare la piaga, a fra curare la sua “Storia dell’arte italiana” dai due rivali Previtali e Zeri, appunto.
Ma la fluviale ispirazione di Sgarbi non si era esaurito, fino ad arrivare alla definizione dell’approccio di Longhi come “un amore erotico per le opere d’arte” e notare come sia bello leggere, ad esempio, nel Viatico per cinque secoli di pittura veneziana la trama in tralice degli odi e delle antipatie del Professore, da una cattiveria feroce e letteraria verso “chi non capiva” come il non amore, altrettanto feroce, per Tiepolo, “tanto che Calasso dovette scrivere un libro riparatore: ‘Rosa Tiepolo’”. Da qui mi sfugge il nesso ad affermazioni come “le opere servono ad appoggiare il pensiero dello studioso” (ma ne siamo proprio sicuri?) e chiudere ricordando Croce, sotto embargo comunista ma veicolato da Longhi, e ricordando Arcangeli.
Non poteva mancare quindi una aggiuntina politica della Gregori, che improvvisamente si dichiara allieva di Croce, per via del suo sforzo di tenere la cultura fuori e distante dalla politica, perché questa fu la sola voce di conforto per gli antifascisti. Per questo, dopo Croce, “Longhi andava benissimo”. Ma la signora Gregori non si ferma qui, lanciandosi in un motto spericolato: “Il museo è la morte dell’arte”, perché le opere non si muovono più, convinzione da cui aveva maturato un grande interesse per il mercato, dove le cose invece si muovono (per poi prendersela più tardi, in mostra, con i giapponesi che, nei musei fiorentini, passano davanti alle opere senza nemmeno guardarle.
Finito il discorso, ecco che Romano si alza, torna sul palco ma non si siede di nuovo, limitandosi a rassicurare i presenti che “non era previsto il folklore finale” e chiosando: “per il resto spero che Croce, Longhi e Arcangeli non si rivoltino nella tomba.” a cui fa eco un grido di invettiva di Sgarbi: “Ladro!” accusandolo di essere la persona meno adatta a fare del moralismo dopo la vicenda della scultura di Giambologna che il comune di Torino decise poi di non acquistare. Anche la signora Gregori, comunque, nel successivo rinfresco, si è mostrata piccata del fatto di essere stata inclusa fra il “folklore”, mentre uno stormo fitto di giornalisti e giornalistucoli armati di taccuino si assiepava intorno a Sgarbi, nel suo pieno ruolo di icona mediatica, che rubava la scena ai diretti curatori (perché si deve riprendere Sgarbi che commenta il Ragazzo morso dal ramarro quando c’è Mina Gregori che a questi argomenti ha dedicato una vita di studi?) raccontando la sua verità sul caso Giambologna a Torino (l’occasione era buona per fare una dichiarazione alla nazione!).
Uno spettacolo non edificante, in un’occasione pubblica, che restituisce un’immagine molto poco limpida della categoria.

lunedì 8 ottobre 2007

problemino di matematica..

Prova di matematica

3 uomini vanno in un hotel . Il portiere alla reception dice loro che la camera costa 30€.

Quindi ciascuno paga 10€.

Un pò più tardi il portiere si accorge di essersi sbagliato e che la camera in effetti costa solo 25€.

Chiama il facchino e lo manda a restituire i 5€ ai ragazzi che hanno preso la stanza.

Strada facendo il facchino si domanda come potrà dividere i 5 € in 3.

Decide di dare a ogni ragazzo 1€ e tiene 2€ per sè.

Quindi ciascuno dei 3 ragazzi ha pagato 9€ per la camera, per un un totale di 27€.

Aggiungiamo a questi 27€ i 2€ che si è tenuto il facchino: abbiamo un totale di 29€.

Dovè finito l’altro euro ?

sabato 29 settembre 2007

castellazzo, aprile del 2003



Un paio di immagini di pochi anni fa, in fondo, ma...con molti più capelli (che mi hanno abbandonato), e quando ero un po' meno sviluppato sulle ascisse!!!
Se le riguardo e ci penso mi viene male...
va bhè, facciamo finta di niente...

mercoledì 26 settembre 2007

GESÙ AL BAR

Un milanese, un romano e un napoletano si incontrano in un bar e stanno bevendo qualcosa insieme. All'improvviso il milanese dice agli altri due:
- Avete visto quello al tavolino di fronte al nostro? È Gesù Cristo.
- Ma che cosa dici, come fa ad essere Gesù Cristo.
- Ma sì, guardalo bene, è identico. Ha la barba, la tunica...È Gesù sicuramente!

Il milanese si alza, si dirige verso l'uomo al tavolino e insistentemente gli dice:
- Dimmi la verità, tu sei Gesù?
- Guarda, effettivamente sono Gesù, però per cortesia parla a bassa voce e non dire a nessuno chi sono perché sennò succederebbe uno scandalo impressionante in questo bar. Se lo venisse a sapere qualcuno che sono qui...

Il milanese, folle di gioia, gli dice: - Senti, ho una gravissima lesione al ginocchio che mi sono fatto da piccolo facendo sport. Per favore, curami.
Gesù gli mette la mano sul ginocchio e lo cura.
Il milanese torna al suo tavolo con gli altri amici e chiaramente racconta tutto al romano e al napoletano.

Il romano si alza e correndo va al tavolo da Gesù e gli dice
- Ahò, m'ha detto er milanese che sei Gesù Cristo. Senti, io c'ho 'n occhio di cristallo e nun ce vedo. Per cortesia, curamelo.
Gesù gli mette la mano sull'occhio malato e lo guarisce.

Il romano torna al suo tavolo e racconta tutto ai suoi amici. Gesù incomincia a pensare che in breve tempo si dirigerà da lui anche il napoletano volendo, come gli altri, che lo curi. Ma il tempo passa e il
napoletano non va. Gesù, un po' pensieroso e incuriosito sul perché il napoletano non vada da lui, si alza e si dirige verso il tavolo dei tre. Mettendo una mano sulla spalla al napoletano gli dice:

- Amico, e tu perché non...? Il napoletano si mette in piedi di scatto e in maniera brusca gli dice:
UHÈ, UHÈ, UHÈEEEEE !!! NON MI TOCCARE CHE SONO A CASA IN MALATTIA !!!

sabato 22 settembre 2007

Scenari da fantascienza nella Officina Ferrarese: Francesco del Cossa


IO l'ho sempre sostenuto: certe scenografie di Guerre Stellari (o del primo film della saga almeno, quello di qualche anno fa), sono state inventatequasi seicento anni fa. Mi hanno sempre affascinato, da questo punto di vista, gli sfondi dei quadri dei pittori della cosiddetta Officina ferrarese (Cosmè Tura, Ercole De Roberti, Francesco del Cossa), pittori stralunati e visionari, con una fantasia sfrenata nell'ideare luoghi naturali improbabili, pesantemente antropizzati, fatti per accumulo di rocce stravaganti e un po' metamorfiche.
A questo proposito, ecco alcuni dettagli di un bellissimo Giovanni Battista di Francesco del Cossa che si può ammirare nella Pinacoteca di Brera, ma che in questo momento (e fino al 6 gennaio) è in esposizione alla bellissima mostra di Cosmè Tura e Francesco del Cossa al Palazzo dei Diamanti di Ferrara (che merita senza dubbio una visita!).
Prossimamente posterò anche qualcosa di Cosmè Tura, tanto per far capire di chi sto parlando...

giovedì 20 settembre 2007

Anche questa volta riciclo una barzelletta vecchia e già sentita, ma in una variante che mi mancava e che mi ha mandato Manuela via mail....

Domenica mattina, Milano, via Lodovico il Moro. Un vecchietto cammina lungo la riva del Naviglio e vede uno chino sulla riva che beve a piene mani l'acqua del Naviglio. Tutto preoccupato gli si avvicina e gli dice:
"Ue, Sciur! Minga de bever l'acqua del Navili..." Ma il tipo non accenna a smettere... Il vecchietto gli corre vicino gridando: - "Bev no! Balabiott!". Ma il tipo niente. - "Ue, pirlun! Ma te se matt a bef l'acqua del Navili?!? Ma te se no che l'e no putabil, cun tuti i schifess che i fabric ghe buten denter?!? "
Alla fine il tipo si alza, guarda il vecchietto e gli dice: "Senti beddo...ma che minchia vuoi..aaaaaa?!?". E il vecchietto: "No, niente. Ci ho solo detto di bere adagio, che l'è freda..."

mercoledì 19 settembre 2007

perle di saggezza antica

riporto qui sotto un sms partorito dalla mente del sommo Bavy

"Che cosa esclamò Cicerone quando alcuni orientali aprirono il primo ristorante giapponese a Roma (proprio di fianco al colosseo?)"
"O TEMPURA, O MORES."

Ma c'è anche un corollario (della nonna del sommo Bavy):

"Che cosa esclamò un gruppo di cittadini romani scontenti dopo una cena al gapponese?"
"MALA TEMPURA CURRUNT"!

PICCOLA NOTA ESPLICATIVA: per chi, come me, non sapesse cosa sia la tempura, si tratta, mi pare di aver capito, di un piatto giapponese appunto... altrimenti il gioco di parole sfugge....

martedì 18 settembre 2007

Un pastore sta pascolando il suo gregge di pecore, su una collina lontana ed isolata quando all'improvviso vede avvicinarsi una bmw nuova fiammante che avanza lasciandosi dietro una nuvola di polvere. Il guidatore, un giovane McKinsey, in un elegante abito Armani, con scarpe Church e Rolex al polso, rallenta, si sporge dal finestrino dell'auto e dice al pastore: "Se ti dico esattamente quante pecore hai nel tuo gregge, me ne dai una?".


Il pastore guarda l'uomo, evidentemente un figlio di papà, poi si volta verso il suo gregge e risponde con calma: "Certo, perchè no?".
A questo punto l'enfant prodige tira fuori il suo Blackberry e lo collega via web al server McKinsey. Da lì incrocia i dati della NASA con il sistema antifurto saterllitare GPS della sua BMW, clicca un paio di volte su Google Map, scansiona l'area del gregge e la spedisce in laboratorio in Germania che, dopo pochi secondi, gli spedisce una e-mail. Tramite una connessione odbc accede ad un database ms-sql e su un foglio di lavoro Excel, con centinaia di formule complesse, carica tutti i dati ricevuti. Dopo pochi minuti direttamente su Blackberry riceve la risposta, che stampa insieme ad una relazione di 150 pagine, con slide a colori, sulla nuovissima stampante Epson miniaturizzata ed incastonata nel cruscotto della BMW.
Il rampante McKinsey può, tronfio, sbalordire il pastore: "Tu possiedi esattamente 1586 pecore".
Quello, sbigottito, scuote la testa dall'alto in basso: "Esatto. Ora puoi prenderti la tua pecora".
Il pastore guarda il ragazzo caricare un animale nel baule della macchina, e ha come uno scatto d'orgoglio: "Hei, se indovino che mestiere fai, mi restituisci la bestiola?".
Il McKinsey non ci pensa su neanche un attimo: "OK, perchè no?".
"Sei un consulente", esclama il pastore.
"Bingo, è vero" - il ragazzo stenta a crederci - "come diavolo hai fatto ad indovinare?".
"Beh, non c'è molto da indovinare, mi pare piuttosto evidentre. Sei comparso senza che nessuno ti cercasse, vuoi essere pagato per una risposta che già conosco, ad una domanda che nessuno ti ha fatto, e non capisci un cavolo del mio lavoro. Ora restituiscimi il cane".

martedì 4 settembre 2007

Fauna abruzzese (sul Gran Sasso, appena sotto Campo Imperatore)




è suggestivo svegliarsi la mattina con un forte muggito, pensare che sia nei tuoi sogni e invece accorgerti che c'è una mucca appena fuori il finestrino del camper che ti sta guardando!
Così, mai cartello di avviso transito animali sulla carreggiata è stato, credo, più indicato!!!

domenica 2 settembre 2007

per chi si stava già domandando che fine avessi fatto, se mi fossi eclissato del tutto, posso rassicurarvi: sono tornato!
Dopo un estenuante viaggio in treno senza prenotazione (da Roma a Milano, perchè L'Aquila-Roma si fa in pulman in mezzo alle montagne...se non vomiti sei fortunato!), finalmente sono arrivato a casa.
A dire la verità sarei rimasto volentieri in Abruzzo, perchè mi ci trovo bene.
Ma sì, suvvia, ci tornerò presto tanto
Per il momento mi trovate di nuovo qui!

lunedì 6 agosto 2007

citazione (molto veritiera)

"Fotografare significa [...] appropriarsi della cosa che si fotografa. Significa stabilire con il mondo una relazione particolare che dà una sensazione di conoscenza, e quindi di potere."

Susan Sontag, Nella grotta di Platone,
in Susan Sontag, Sulla fotografia, Einaudi

venerdì 3 agosto 2007

un cane in adozione (un sogno strano)

riporto un sogno recente, strano, a mio avviso, come i precedenti di cui ho riportato in precedenza (sono recuperabili attraverso l'etichetta a fondo pagina).

Non ricordo con precisione in che circostanze, ma alla fine ero arrivato con i miei alla conclusione di adottare un cane (non acquistare ma prendere in "adozione"). Per questo eravamo andati in un posto -non precisamente un canile- in cui, dopo aver fatto un po' di coda, mi veniva assegnato il mio cane, che io quindi non ho scelto in nessun modo ma mi è capitato. Nella fattispecie si tratta di un collie (si scrive così) bianco, e fin qui nulla di strano, ma strabico!
La cosa mi scombussola un attimo, ma poi lo porto a casa lo stesso, e in quel momento mi domando: "Ma i miei non hanno mai voluto animali in casa, perchè adesso adottano un cane? E dove lo mettiamo?" e poi, a corollario: "ma se vado in Abruzzo, da solo a casa mi muore di fame? Cosa faccio?"


Il sogno termina qui, posso dire che fuori diluviava in modo violento. In televisione, al telegiornale, avevano dato la notizia che in America, volendo, è possibile prendere un cane in affitto, ma non so se questo c'entri qualche cosa o meno: in ogni caso sarebbe solo la molla iniziale... Anche in affitto...perchè strabico????

domenica 22 luglio 2007

un po' di archeologia




oggi un po' di archeologia. Qui siamo al 1986, credo.

un ricordo di nonna Adriana


un ricordo per nonna Adriana (1914-1992), quindici anni dopo, ma con un ricordo ancora molto nitido nella memoria...

sabato 21 luglio 2007

Due vecchi amici si incontrano dopo tanto tempo.
Dopo un festoso abbraccio e i convenevoli di rito, uno chiede
all'altro:

"Senti, ma sei ancora vicepresidente di quella grossa ditta?"

"Si, certo, perchè??"

"Ecco, vedi, mio figlio si e' appena diplomato e vorrei che siforgiasse e cominciasse a guadagnarsi qualche soldino. Te lo raccomando, vedi che puoi fare"

"Beh...potrei farlo entrare nel Consiglio di amministrazione. Non
deve sapere nulla di particolare, basta che sia presente quando lo chiamo e dica un paio di cazzate, 10.000 Euro mensili più le spese. Andrebbe bene?"

"Uhm...non so...troppi soldi, e un posto troppo elevato. Non avresti
qualcosa di più semplice, per cominciare?"

"Revisore dei conti! Deve solo trovare errori ai rapporti che gli passano e qualche altra stupidaggine. 7.000 Euro mensili piu' vitto"

"Sei matto? Qualcosa di più umile. Sta appena iniziando"

"Uhm...Vediamo...Direttore! Un paio di ordini al giorno e rompere il
cazzo ai dipendenti. 4.000 Euro mensili più viaggi"

"No, no, troppo troppo.."

"Allora Direttore Marketing. 2.500 Euro mensili e non deve fare
assolutamente niente: dare quello che gli chiedono e passare le carte
che gli arrivano"

"Ma non c'e' niente di piu' basico, un gradino più basso da cui
iniziare la gavetta?"

"Beh, l'unico posto che resta e' quello dell'impiegato. Deve maneggiare con attenzione molta documentazione tecnica o finanziaria, lottare con i capi, coi Project Managers, i direttori, gli altri impiegati e a oltre anche con gli operai. Deve fermarsi oltre l'orario senza che gli vengano pagati straordinari e lavorare come un mulo in modo che i suoi capi possano poi vantarsi dei risultati raggiunti.
1.000 Euro mensili e lavorare duro da 8 a 12 ore giornaliere"

"Ecco,si, questa sarebbe una gavetta adatta per mio figlio!"

"Impossibile. Mi dispiace. Deve essere laureato, avere un master e
avere già molta esperienza."

barzelletta

Un giovane avvocato ha appena aperto il suo studio. Comunica dunque al portiere dello stabile che, nel caso in cui si presentasse qualche cliente, lo avvisasse in anticipo.
Dopo un po' suona il citofono ed il custode:
- Avvocato... sta salendo una persona per voi!
- Va bene, va bene, grazie!
Allora l'avvocato socchiude la porta, si mette dietro la scrivania e fa finta di parlare al telefono per darsi un certo tono, e una certa importanza.
Entra la persona e lui fa segno con la mano di accomodarsi, nel frattempo parla di cause risolte con un collega immaginario, e si dilunga nel discorso per far sentire al potenziale cliente di cosa lui åyapace. Dopo un po' dice al collega immaginario:
- Ora ti devo salutare che ho qui una persona, ci risentiamo, fammi sapere per quella causa
che aggiusto tutto io.
A questo punto l'avvocato si rivolge all'uomo seduto di fronte a lui:
- Prego, mi dica in cosa posso esserle utile!
- Ma veramente sono il tecnico della Telecom, son venuto ad attacare i fili del telefono...

lunedì 16 luglio 2007

Paesaggio con presenza


"Paesaggio con presenza"
olio su carta, dicembre 2006

sabato 14 luglio 2007


Come sono depresso.... sigh

mercoledì 11 luglio 2007

bene bene, anche per questa sessione, finalmente, gli esami sono finiti. Sono esausto, anzi, forse anche qualcosina in più. A parte questo avrei ancora diverse cose da fare, ma nessuna voglia di farle.
Anche il lavoro Saibene, per il momento, non accenna a volgersi verso una conclusione, ma speriamo di mettere presto anche a quello la parola fine...
Sono stanco, studo e ho sonno... e ho detto tutto!

sabato 7 luglio 2007

fornaci, intorno al villoresi






A questo edificio in rovina (non so se sia proprio una fornace) si arriva seguendo la pista ciclabile che costeggia la linea delle Ferrovie Nord da Serenella in direzione di Bollate Nord.
Rispetto alla stazione è un po' riparata, un po' nascosta, ma non è difficile da raggiungere, nè ci si deve districare fra i rovi, come invece vale per gli altri edifici limitrofi (per quelli che non sono stati recintati almeno). L'interno è un po' buio, perennemente in ombra, però trovo che abbia un suo fascino: in mezzo agli alberi ci si torva improvvisamente davanti questa struttura, un po' come forse si vede da alcune di queste fotografie....

fornaci, intorno al Villoresi









questa si trova sulla strada per andare a Senago, di fronte ad un ristorante ("La brughiera"); è stata ristrutturata perchè si pensava di aprirci una pizzeria, ma non è stato possibile, quindi è in abbandono completo, ma è "camminabile". L'interno, anche se sporco, ha una sua suggestione, con questa serie di aperture che fanno entrare la luce creando dei forti contrasti.

martedì 3 luglio 2007

puntata di "Artemisia" con me

Per chi l'ha persa o per chi volesse riascoltarla, da questo pomeriggio si può scaricare dal sito di Radio Imago (www.radioimago.net) la puntata di "Artemisia" del 2 luglio scorso di cui sono stato ospite.
Bisogna andare dai Menu nella sezione "Archivio". Una volta trovata la puntata, si deve cliccare con il tasto sinistro del mouse sulla icona più a sinistra (non quella "info" nè quella con le cuffie: l'altra!) e poi seguire le brevi istruzioni che compariranno nella schermata, e da lì poi proseguire con il salvataggio.

sabato 30 giugno 2007

[…] lavorare solo sui particolari, sulle minuzie è un fenomeno funzionale alla sopravvivenza dei mediocri; in questo modo infatti anche le mezze calze avranno sempre da dire qualcosa; rovistando in archivio salterà sempre fuori un documento da pubblicare. E né l’occhio, né la vera cultura visiva, per i quali servono studio e talento e che dunque sono per pochi, rappresentano più requisiti indispensabili.

Fiorella Sricchia Santoro

in S. Pinto e M. Lafranconi, Gli storici dell’arte e la peste, Milano 2006, p. 64

giovedì 28 giugno 2007

Vado in radio! (su internet)

vi segnalo un evento carino. C'è una radio che si ascolta via internet che si chiama www.radioimago.net
conosco una persona, Emanuela Volpe, che per questa radio conduce una trasmissione che si chiama "Artemisia" e che parla di arte in vario modo, spesso con delle conversazioni con persone invitate. Questa settimana ha invitato me, e mi potrete sentire in questo programma (non è lungo) lunedì prossimo 2 luglio alle 21.30
Chiacchieriamo di arte e racconto alcune delle esperienze che ho fatto in vario modo: del risultato sono abbastanza contento.
Per chi non avesse tempo o voglia di sentirla, la puntata è comunque scaricabile dal sito nella sezione archivio, da cui si possono ritrovare tutte le puntate precedenti (in questo caso si deve scaricare la puntata di "Artemisia" del 2 luglio). Per chiunque avesse tempo e voglia di ascoltarmi non posso che esserne contento!

martedì 26 giugno 2007

bibliomanie: L’INDICE DEI LIBRI INTROVABILI, E DI QUELLI TROPPO TROVABILI.

Girando fra le bancarelle dei librai si imparano davvero tante cose. Tenendo presene che questi librai incrementano la loro offerta acquistando singoli libri o intere librerie dai privati, e che l’anima di questo settore è lo scambio fra privati, si impara a capire quali sono i libri da cui le persone si separano più volentieri e quali, invece, tengono comunque per sé: la rarità con cui certi libri transitano, a mio avviso, dice qualche cosa. Ci sono dei testi che sull’antiquariato librario sono letteralmente introvabili, persino su internet. Uno di questi, che ho cercato per anni, e che non mi è ancora capitato di trovare, è La pecora di Giotto dello storico dell’arte Luciano Bellosi. Eppure non si può definire propriamente un libro antico, dal momento che è stato edito alla metà degli anni ’80. se invece si cerca, dello stesso autore, un libro un tantino più vecchio come Buffalmacco e il Trionfo della morte, ecco che un due o tre copie di questo testo si trovano quasi sempre. Ma l’elenco degli introvabili sarebbe lunghissimo. Posso solo accennare ai desiderata che per più tempo mi hanno dato filo da torcere, come gli Studi sul paesaggio di Giovanni Romano, il catalogo della mostra Zenale e Leonardo, certi titoli di Haskell. Ma questo è solo un piccolo sfogo…
Si può anche fare un rilievo di segno opposto: in qualsiasi bancarella si sbirci anche solo per poco si troverà sempre (o quasi sempre) una copia de Il libro delle rupi di Ceram, un libro che ha avuto un certo successo, in passato, che forse ne giustifica la grande presenza fra i libri rari. È anche vero, però, che se si trova così spesso significa che i possessori se ne disfano.
Ci sono libri, insomma, con cui non si instaura quel feeling tale per cui da un certo libro non ci si riesce più a separare in nessun modo; con altri, invece, questo non accade. Molti libri, poi, vagano in modo inconsulto. Fra i più negletti, mi fa notare Luigi Giurdanella, ci sono i libri di poesia, la cui circolazione merita un piccolo aneddoto. Mi raccontava infatti Luigi che gli era capitato, una volta, di aver trovato, in uno di quei mucchi in cui tutto è a un euro, una piccola silloge pubblicata in proprio da una poetessa di sua conoscenza. Quando lo disse all’autrice in questione, questa ebbe un momento di emozione, credendo che questo fosse un sintomo della circolazione del proprio libro (e del proprio verbo). Era stato emesso solo un piccolo particolare, cioè che all’interno di quella copia si leggeva una bella dedica, molto altisonante, dell’autrice a un noto poeta milanese, Gio Ferri: quello che era apparso il sintomo della circolazione di un libro, invece, era più semplicemente il repulisti che abitualmente certi intellettuali fanno nelle proprie librerie dei testi che considerando di impiccio. Anche questo, del resto, è un canale che alimenta questo commercio. Del resto anche a me, in tempi recenti, è capitato di vedere alcuni libri di una poetessa che avevo conosciuto, Delfina Provenzali, editi da Scheiwiller. Li avrei voluti acquistare in omaggio al ricordo di quell’incontro, oltre che in omaggio alla persona scomparsa, ma la presenza di incisioni originali ne aveva reso il prezzo proibitivo: era un libro da collezione, quello, quindi da mettere in una categoria diversa dal precedente.
Rimane comunque un mistero il criterio con cui i libri compaiono e scompaiono dal mercato, il loro riapparire a singhiozzo sulla piazza. Ci sono libri che girando in qualsiasi mercatino se ne rinviene almeno una copia, altri che invece latitano di continuo, oppure altri ancora che su internet trovi con molta facilità ma che non transitano sulle bancarelle dei mercati. Per rimanere a un ambito che mi è familiare (la storia dell’arte), questo è il caso delle opere di Roberto Longhi. Paradossalmente, è meno difficile trovare le opere complete di Longhi edite da Sansoni nella seconda metà degli anni ’70 piuttosto che alcuni titoli editi in Italia negli anni ’80 o, addirittura, quasi all’inizio degli anni ’90. Ad alcuni bisogna fare un appostamento per lungo tempo, attenderli pazientemente e poi, una volta avvistati, saltargli sopra come predatori con rapidità, in modo tale che la preda cartacea non abbia modo di fuggire via un’altra volta. È stato il caso, ad esempio, del San Francesco e l’invenzione delle stimmate, di Chiara Frugoni, oppure del bellissimo Casalesi del Cinquecento di Giovanni Romano. I miei amici mi hanno ripetuto per settimane che ormai io e “i casalesi” eravamo diventati una cosa sola, tanto il ritrovamento di quel libro era diventato per me un evento da sottolineare. Un’amica è arrivata a dirmi, alla fine, che dove passavo io non cresceva più l’erba, e forse aveva ragione, al punto che un’altra volta, quando un altro amico mi ha soffiato praticamente sotto il naso gli Studi sul paesaggio, sempre di Romano, e sempre Einaudi, la soddisfazione più grande è stata farmi notare che “adesso io ho un libro che tu non hai”! Per un accanito cacciatore di titoli è un affronto che vale una sfida, se non un duello all’ultimo sangue!

mercoledì 20 giugno 2007

dall'Abruzzo






Oggi posto i miei dipinti abruzzesi. Quando racconto delle mie sortite aquilane, l'oggetto delle mie ricerche è rappresentato da questi cinque dipinti, che sono stati anche l'avvio di quella che sarà la mia tesi di laurea...