sabato 30 gennaio 2010

Picasso e la medium

Non se ne sono sentite mai abbastanza per continuare a stupirsi. Mi è capitato di conoscere un collezionista piuttosto singolare. Da quel che ho capito, deve possedere dei dipinti di arte contemporanea notevoli: i pochi pezzi che ne ho potuto apprezzare, in una mostra, erano davvero strepitosi. Fin qui, nulla di strano. Tornando a casa, mi accompagna in auto per un tratto, insieme ad una amica artista. Ero curioso di sapere di più della sua collezione, ma lui, invece, preferisce parlarmi di una medium, sua amica da oltre vent’anni, a cui ultimamente stavano venendo in visita (spiritica s’intende) grandi nomi della storia dell’arte. Sotto la spinta dello spirito di questi grandi artisti, la medium si sarebbe messa a dipingere, realizzando dei quadri bellissimi, a detta di questo collezionista, che vorrebbe infatti farne una mostra. Naturalmente vengono a fare visita a questa medium solo gli animi più nobili, che le trasmettono dei pensieri bellissimi: mai una volta che si degni di apparire in sogno, che so, Saturnino Gatti, o Cagnaccio di San Pietro!
In questo caso, la visita più frequente era quella di Pablo Picasso. Per pura coincidenza, l’amico collezionista possedeva due disegni del maestro spagnolo, di cui uno trovato fortuitamente accartocciato in un libro acquistato senza sapere che potesse esserci questo disegno.
Naturale quindi che il nostro collezionista, a questo punto, desiderasse chiedere al maestro notizie di questo disegno, che per altro era per metà strappato, e di come fosse finito dentro quel libro. Lo spirito di Picasso, per mezzo della medium, le raccontò che aveva realizzato quell’opera grafica (guarda caso aveva una memoria precisa proprio di quel disegno!) in un momento in cui era innamorato di una giovane bellissima donna. il disegno lo aveva fatto per lei, ma lo aveva strappato in un momento di rabbia, perché si sentiva interiormente diviso: da una parte doveva andare via, che il suo lavoro lo chiamava, ma dall’altra era così preso da questa giovane da non riuscire a lasciarla dopo una bellissima notte d’amore.
Naturalmente credo alla buona fede di questo signore, e non ho dubbi che fosse sincero quando si professava convinto di queste cose. Non riesco però a fare a meno di pormi alcune domande. La prima, in che lingua parlasse Picasso: lo spirito parla tutte le lingue, mi risponde l’amica artista, che pure non credeva a questa storia (non a caso, durante il discorso, disse che anche lei, prima di lavorare, si concentrava molto prima di iniziare a dipingere, ma che poi le venivano fuori solo cose sue, non cose di altri!). Questo, però, mi suscita un’altra domanda: ma se parla tutte le lingue, e io non ho mai sentito parlare di persona Picasso, da cosa capisco che è davvero il maestro che mi sta parlando e non un altro spirito che si sta burlando di me? Una persona amica si può riconoscere dalla voce, ma se non appare in figura (e anche questa non sarebbe una garanzia) come posso essere certo dell’identità dell’ente che mi si manifesta?
E soprattutto: ma perché Picasso sarebbe andato a scegliere come predestinata proprio questa medium e non un’altra?
Avrei voluto sapere, poi, se concentrandosi sotto la guida di questi artisti importanti, la medium avesse dipinto quadri cubisti o secondo lo stile del pittore in visita. In questo caso, meno male che gli scultori non si scomodano a fare visita alla medium, perché se no sarebbe un vero problema, specialmente dal punto di vista logistico. Mi piacerebbe sapere, poi, cosa potrebbe succedere, ad esempio, il giorno che verrà a trovarla lo spirito di un qualsiasi body artista, magari di quelli duri e puri, e anziché dipingere comincerà a squartare le bestie per farne performance. Ma in quel caso, forse, non ci si stupirebbe più di tanto.


28 gennaio 2010