mercoledì 7 marzo 2007

appunti pendolari: capitoli successivi

III.
Sul treno delle 7.45 ci sono sempre di signore che parlano incessantemente di lavori a maglia e di sartoria varia. Hanno un repertorio che non si esaurisce mai, tanto che, verbalmente, nel giro di un semestre, credo siano riuscite a vestire mezza umanità, e aggiustato/adattato una gonna, l’orlo di un pantalone per l’altra metà del globo.

IV.
Tre comari (forse quattro) in autobus possono offrire un curioso spunto di riflessione. Tema del gioro, affrontato con grande passione, con fervore, è la scienza del rifare i letti, del ripiegare le lenzuola. Dal dibattto apprendo che una di queste non riesce proprio a dormire se quella pieghetta nell’angolo in fondo non è stirata in maniera esatta. Un grande problema è se chiudere la stanza, per evitare che i figli, giovani sciagurati, possano corrompere quel capolavoro dell’arte domestica prima di sera. Ma del resto come si può avere una stanza di casa e non usarla mai, a costo di proteggerla da questa gente insensibile, sempre pronta a sgualcire/contaminare con la propria seduta il sacro giaciglio?
Per non so quale recondito passaggio logico, il discorso vira bruscamente sui giovani d’oggi, su queste generazioni senza valori, “mica la gioventù dei nostri tempi!”.
Eppure c’è un dettaglio che un non iniziato a queti misteri non comprende: questa massa anonima di giovani avanzi di galera è composta sempre dai figli degli altri.

V.
Due ragazzi giovani, lavoratori, sul treno delle 8.03. Sembra si conoscano, o che almeno frequentino le stesse persone, e che abbiano la confidenza sufficiente per potersi dare epiteti tipo “testa di ruggine”, ma a cui mancano alcuni dettagli della conoscenza reciproca.
Lui: “Perché hai una penna dello scorpione?”
Lei: “Perché sono dello scorpione, testa di ruggine!”
Lui: “Anche tu? Quindi vuol dire che tutti gli anni mi dimentico di farti gli auguri?”
Lei: “Esatto, mentre io te li faccio sempre!”
Dopo un po’, parlando di lavoro e, soprattutto, di abbigliamento di rappresentanza.
Lei: “Non mi dire che per la prima volta ti sei comprato un vestito?!”
Lui: “Sì”
Lei: “Incredibile!”
Lui: “Sì, ma per abbassare il tono metto sempre sotto un tanga tigrato.”

6 commenti:

Saw ha detto...

Nicooooo il tanga tigrato potevi anche risparmiartelo! Che schifooo!!! Che gente strana che c'è in giro...

Anonimo ha detto...

Mica me lo metto io il tanga tigrato!!! Io riporto solo fedelmente una conversazione colta per sbaglio e di sfuggita....
Nico

Anonimo ha detto...

noooo.... questa è peggio di quello che sento io in treno al posto di leggere... forse hai ragione nico... leggere in treno è utile!!!!distrae...

Anonimo ha detto...

noooo.... questa è peggio di quello che sento io in treno al posto di leggere... forse hai ragione nico... leggere in treno è utile!!!!distrae...

Anonimo ha detto...

ciao sono quella del commento precedente: tatiana. senti sono proprio carine queste cose non ti va di fare come Vacis Guccini e Paolini x me....?? mi scriveresti un monologo per fine anno (di teatro, magari per il 12 maggio)con qualcosa di cosi bizzarro...dai dai dai!!!!ho la paolinite!!!!

... ha detto...

Però! Mi sembra un abbinamento degno di essere studiato un po di più...non hai approfondito?