TENTATO SUICIDIO IN VIA RIPAMONTI
C’era ancora una esperienza metropolitana che mi mancava, nelle mie lunghe rotte pendolari da nord ovest a Milano sud, prima di laurearmi.
Dopo metà della mia vita di studente universitario passata sul tram 24 (ci si fa una cultura a viaggiare in tram, in tutti i sensi!), non ci si stupisce più se ad un certo punto mamma ATM decide di scaricarti molto prima rispetto a quella che dovrebbe essere la tua fermata: una volta un guasto, una volta piove, una volta c’è qualcuno che parcheggia male o, meglio, ancora, qualcuno decide che vuole tentare di farsi rifare l’auto nuova direttamente dalla società dei trasporti. Non sono mancate occasioni in cui quella landa desolata in quel di via Noto era raggiungibile solo a piedi. Rispetto alla sede centrale, a due passi dal centro, per noi gli scioperi dei conducenti erano un’automatica sospensione delle lezioni. “Qualcuno di voi vola?” chiese una volta Rossana Sacchi ai suoi studenti “No? Allora la lezione è sospesa!”, era l’adagio consueto.
Insomma, questo solo per dire che, in un modo o nell’altro, non ci si stupisce più. Questa volta mi va anche bene, perché vengo scaricato, insieme a un nutrito numero di utenti, a pochi metri dalla mia fermata “Ripamonti-Noto”, e posso tranquillamente farmela a piedi. Mi è però più difficile capire le ragioni di questa interruzione, soprattutto trovando tre grossi mezzi dei vigili del fuoco che ostruiscono la strada e un piccolo capannello di persone che si è raccolto intorno, naso all’insù, a guardare non si sa cosa. Non si sentiva odore di bruciato, né c’erano idranti in giro, quindi non si poteva trattare d’incendio. “Sarà qualcuno che ha lasciato il gas acceso” è il primo pensiero.
Invece no, dopo un po’ si riesce a capire che c’è una ragazza, di età indefinita, che ha deciso di buttarsi dal balcone della sua abitazione all’ottavo piano.
Non avrei immaginato che suicidarsi, o, meglio, paventare un suicidio, potesse muovere tutto quel casino: bloccare il traffico in due sensi con due tram, impegnare tre mezzi della sicurezza, un’ambulanza, uno squadrone di pompieri, e attirare una folla di curiosi sempre più numerosa (me compreso naturalmente). Insomma, una operazione di salvataggio in pompa magna, che rischiava magari di non incontrare nemmeno la gratitudine della diretta interessata coinvolta, ma che certo aveva destato enorme curiosità.
Dal vociferare di sottofondo si percepiscono gli umori degli astanti, spettatori curiosi di uno spettacolo reale, ma che poteva essere anche trasmesso dalla televisione. È mezzogiorno, quindi, come di consueto, entro nel solito bar per il mio primo più mezza naturale (lo stesso da qualche anno. Ultimamente prendo anche il caffè: tanto è nel prezzo!). Fino a non molto fa era gestito da una signora pugliese molto gentile, a cui ora sono subentrati due ragazze cinesi (di cui una un po’ tonta), un altro cinese e una cameriera brasiliana. In questo ambiente poliedrico ambiente si misurano le reazioni, dalla cinese tonta che, fa capire, sostiene che si buttasse, quella lì, e non ci si pensasse più, alla ragazza brasiliana che fa invece notare che, se proprio proprio ci si vuole suicidare, meglio buttarsi sotto la metroplitana: offre molte più garanzie di riuscita, in fondo. In effetti, se davvero questa ragazza, attesa da tutti e non vista, si fosse voluta buttare davvero, ora che i pompieri gonfiavano un enorme materasso (che ha destato l’entusiasmo del cinese: mi ha persino chiamato a gran voce per venire a vedere, abbandonando le mie penne al sugo e tonno), salivano con la scala fino al piano e tutto, il tempo di buttarsi lo avrebbe tranquillamente avuto. All’apice della suspense, finalmente si sente un vetro rotto e i nostri eroi che entrano in azione…rompendo la finestra dell’appartamento sbagliato!
Non ho mai maledetto tanto l’inizio di una lezione, che mi ha impedito di finire di vedere uno spettacolo quasi esilarante. Se fossi stato nei pompieri, però, a quel punto, avrei almeno preteso che la gentile ragazza si fosse poi gentilmente gettata per provare l’ebbrezza del volo sul materasso ad aria: almeno non sarebbe stato gonfiato per nulla.
In effetti, però, non manca un aspetto mediatico interessante; è come se intorno a questo fatto, tutt’altro che eccezionale, si fosse condensato un interesse diffuso per la cronaca nera: è la soddisfazione di poter dire di esserci stati e di poter raccontare la propria versione dei fatti (quella che naturalmente i giornalisti non riporteranno mai fedelmente come noi che ci siamo stati!). Dall’altra, in effetti, la cameriera brasiliana aveva ragione: se voleva suicidarsi davvero, non si sarebbe dato luogo a tutta questa inutile montatura, che non ha fatto che distrarre dall’obiettivo finale.
Ma poi, in ultimo, mi domando e mi chiedo: ma come vivrà ora questa benedetta ragazza in un palazzo in cui verrà ricordata come la matta che ha cercato di buttarsi di sotto, che ha creato tutto questo trambusto, e per nulla per giunta? Forse voleva essere un modo plateale di uscire di scena, e, se ci fosse riuscita, le sarebbe andato anche bene: così, però, detto in termini molto prosaici, resta solo un gran sputtanamento. Come dire, tornando a termini aulici, non sempre la gloria (per quanto momentanea) giova a chi l’ha ricevuta…
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5 commenti:
A me danno proprio fastidio le persone curiose che si fermano a vedere quello che succede, sapendo di non poter dare una mano (vedi le code che si creano in strada anche con un banale tamponamento). Fanno solo perdere tempo alla gente che ha fretta. Ma detesto anche le persone che si suicidano facendo perdere tempo agli altri, buttandosi sotto la metro o che so io... ma non basta bere un po' di veleno? Sei sicuro del risultato e non rompi i coglioni a nessuno!! Scusate...
Che dire... mitico! Tralasciando la parte tragica della storia, anche io sono d'accordo con Saw. Io sono dalle parte delle persone curiose, sarei la prima a fermarmi... ma, se uno volesse davvero suicidarsi troverebbe di sicuro un modo più defilato, piuttosto che fare tutto sto casino... e poi per niente!
Uh Signur questa mi mancava!
Punto 1: scrivi malissimo
Punto 2: sei razzista
Punto 3: d'accordo stemperare la tragedia con ironia,ma prendere per il culo una ragazza con evidenti problemi psicologici in modo plateale è segno della tua ignoranza (altro che 110 e lode)...forse in università dovrebbero insegnarti il rispetto per il prossimo!
mi pare che la tua sia una reazione eccessvia e ingiustificata. Se scrivo male, che problema ti procura?
Cosa ti farebbe pensare che io sia razzista? Perchè ho pranzato in un bar di cinesi e ho detto che la barista era tonta?
Mi pare che tu abbia travisato il senso di questo testo, che non ha nulla a che vedere con l'aspetto psicologico di questa ragazza/signora, che io non conosco quindi non posso giudicare. La mia era una considerazione di carattere esterno su una situazione che non ha fatto che msotrarsi tragicomica, con uan valutazione finale su un fenomeno di costume. Siccome non mi conosci, non devi sentirti in dovere nè di giudicare la mai eventuale ignoranza (possibile), nè la mia formazione, nè i miei studi, che sono affari che non ti riguardano e che non hai strumenti per giudicare.
Luca
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