martedì 2 gennaio 2007

Donne informate sui fatti


Carlo Fruttero, Donne informate sui fatti, Milano, Mondadori, 2006

Questo nuovo giallo di Carlo Fruttero, il primo, credo, a non essere scritto i coppia con Franco Lucentini, merita senza dubbi di essere letto.
Le voci di otto donne “informate sui fatti” si alternano nel raccontare, dalla loro prospettiva, quello che sanno (e quello che vogliono raccontare) intorno all’omicidio di una giovane prostituta trovata morta i un fosso.
È lo stesso meccanismo adottato in uno dei più bei libri di Abraham Yehoshua, L’amante, anche se qui ‘è una maggiore varietà linguistica, un cambio di registro da personaggio a personaggio più marcato, ed un rito rapsodico di fondo: la trama procede con rapidità, anche per il continuo cambio di voci. Non c’è mai un capitolo che sia lungo più di cinque pagine, ma è questa la misura giusta per rendere polifonica la narrazione.
L’aspetto più interessante del libro è la scrittura a più voci, l’orchestrazione del racconto in un susseguirsi di monologhi che mano a mano aggiungono un pezzo alla storia (insieme a molte digressioni). Fruttero è bravissimo nel mutare continuamente registro espressivo e linguistico quando fa parlare la bidella pettegola, la barista un po’ sboccata, la carabieniera zelante e maledettamente curiosa, la giornalista di Teleschifo ecc.. C’è insomma una immedesimazione nella testa e nella psicologia di queste donne, pur rimanendo donne viste e fatte parlare da un uomo (il quale però, per sua stessa ammissione, essendo attorniato da donne, le sente parlare spesso, ed ha imparato da loro). Colpisce, fra l’altro, trovare un breve capitolo, in cui parla la barista, che è costruito da una sequenza di sms, scritto utilizzando espressioni del gergo giovanile e, soprattutto, le abbreviazioni con la scrittura a cellulare ha ormai codificato (“x” “per”; “nn” per “non”; “xè” per “perché”): non male da parte di uno scrittore che h superato gli ottant’anni!
Insomma una lettura piacevole che si beve d’un lampo. Non è tanto la trama del giallo a catturare il lettore, quanto l’intelligenza di questa alternanza di voci di donna, molto ben connotate soltanto attraverso il modo di costruire le frasi: l’attenzione al parlato connota ogni personaggio, ne restituisce un tuttotondo efficace.
Secondo me è un testo che si presta ad una riduzione teatrale: fra qualche anno potremmo aspettarci di vederlo in scena, magari al Piccolo, come è già stato per La cerimonia del massaggio di Bennet.

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