venerdì 30 marzo 2007
impermeabili, giacche e cappotti
Comincio a pubblicare dei disegni recenti. Sono cose fatte in uni, quando le lezioni non passano mai. NOn so com'è, ma in certi corsi si trovano dei cappotti bellissimi (da disegnare ovviamente) mentre in altri corsi no! Ad ogni modo, mi è venuta la mania di copiare queste forme, ed è una cosa che mi diverte moltissimo. adesso sono arrivato a quota sette, soltanto che per ora ho le fotografie solamente di questi due, quindi gli altri li posterò un'altra volta.
Non sembra, ma è un soggetto interessantissimo, specie quando non ci sono pieghe troppo complicate, se ci si toglie dalla testa di restituire certi effetti "stropicciati". Insomma, se ci si concentra solo sulla forma, la si semplifica un po', vengono fuori questi disegni.
A vederli mi viene in mente che potrebbero diventare una serie di incisioni, delle acquaforti. Per questo motivo mi impongo di lavorare solo con la stilografica, in modo di lavorare solo sul segno e di ottenere i toni intermedi solo attraverso il tratteggio. Chissà, magari un giorno torno alla lastra di rame (anzi, mi piacerebbe un casino!!!) e mi ricorderò di questi disegni. Vedremo vedremo.
se intanto qualcuno vuole dirmi che cosa ne pensa....lo spazio per i commenti è sempre allo stesso posto!
domenica 25 marzo 2007
Udienza da Ratzinger
"Aspettavamo il sole, invece c'è la pioggia, ma anche la pioggia è un dono dello Spirito santo!"
Questo è stato l'esordio di papa Benedetto XVI, ieri, all'udienza in piazza San Pietro per i venticinque anni del riconoscimento pontificio della Fraternità di Comunione e Liberazione. Grazie al cavolo del dono divino: lui era coperto sotto la tettoia! Noi, per conto nostro, avremmo preferito essere inondati da tanta grazia in un altro momento, magari anche con elargizione rateizzata. Invece ha fatto un freddo cane e ha diluviato per tutto il discorso.
Detto questo, ieri, come si sarà intuito, ho partecipato a un pellegrinaggio a Roma con un gruppo di CL della Cattolica: un mio amico (Alberto, il figlio di una collega di mamma) mi aveva proposto se volevo aggregarmi, e ho accettato. Ho fatto pertanto l'infiltrato puro in mezzo a una comitiva che studia lingue in Cattolica.
Partenza venerdì alle 23.30 da Molino Dorino, viaggio in pulman fino a Roma, sull'Aurelia alle 7.30, alle 9.00 puntuali in piazza per prendere posto. Da lì attesa fino all'udienza con il papa a mezzogiorno.
Posso dire che c'era una marea di gente, riempiendo anche tutta via della Conciliazione (dicono 80.000 partecipanti), sotto uno dei tempi più inclementi che Roma sappia regalare. Alla fine devo riconoscere che l'insistenza di mamma per farmi portare un impermeabile è stata provvidenziale (anche se mi rompe ammetterlo!). Risultato le due ore successive sono passate fra un'acquazzone, una schiarita, uno sprazzo di sole, di nuovo acqua, acqua e ancora acqua!
Alle 11.00 iniziava la preparazione all'udienza: angelus, lodi, un canto, lettura di uno scritto di don Giussani, altro canto, altro estratto di don Giussani, video di repertorio con don Giussani che parla, altro canto ecc... Giustamente, tutto questo aiuta a creare il raccoglimento necessario.
Al secondo video di "don Gius", però, la proiezione improvvisamente si interrompe, e da lì capiamo che è arrivato Benedetto XVI, che passa due volte fra la folla con la papa mobile. Con il fatto che pioveva con grande generosità della grazia divina, la presenza del papa è stata più percepita che apprezzata, in quando si è seguito soprattuto l'itinerario di un ombrello bianco in mezzo alla folla, in mezzo a una giungla di ombrelli colorati. A questo poi si aggiunga che per una sorta di riflesso incondizionato, al passaggio del papa molti, per l'emozione, o per saluto, hanno tirato su tutti insieme tutti gli ombrelli, e s'è visto ben poco. Nonostante questo, rimane una forte emozione, un po' perchè si percepisce dalla grande partecipazione festante, un po' perchè comunque sai che il papa è lì, anche se non lo vedi c'è e ne percepisci il carisma. Tutto questo è emozionante, come lo era stato, a suo tempo, quando partecipai al saluto a Giovanni Paolo II, fra i milioni di persone che si sono messe in fila per salutare la salma del pontefice: è un'esperienza di impatto molto forte, molto emozionante anche ora, a ripensarci. Sono quelle occasioni che danno la percezione della consistenza materiale della Chiesa come assemblea comunitaria, e trovo che questo sia molto importante.
è stata una sortita lampo, comunque. Finita l'udienza all'una e qualche cosa, alle due di nuovo in partenza per Milano, stanchi morti, con poche ore di sonno alle spalle ma tanto freddo dentro le ossa. Com'è stata questa udienza? Emozionante, sì, ma anche molto umida!
Un'esperienza comunque positiva. Il gruppo mi è sembrato simpatico, e non guasta, e il momento in sè...insomma, sono cose che non si spiegano se non si sono vissute!
lunedì 19 marzo 2007
freddure marziane
Come recita un vecchio detto degli abitanti di Marte, "Il vicino di casa è sempre più verde"
Bavy, al parcheggio del mercato di Garbagnate, sabato 17 novembre, ore 22:48
segue, a corollario, anche un detto della formica ottimista: "L'erba è sempre più verde"
Bavy, al parcheggio del mercato di Garbagnate, sabato 17 novembre, ore 22:48
segue, a corollario, anche un detto della formica ottimista: "L'erba è sempre più verde"
giovedì 15 marzo 2007
ADDENDA E CORIGENDA
Questo è un post miscellaneo che raccoglie sollecitazioni esterne diverse, e che è frutto della vivacità di questo blog (anche se poco frequentato...pochi ma buoni però!).
Dunque, parto dai commenti al post precedente, in quanto Tatiana ha sollevato un quesito che merita di essere elevato al rango di post autonomo:
"se un bue guarda a nord e l'altro a sud come faranno a vedersi?"
La domanda ha un suo perchè, non è del tutto campata per aria, ma affonda le sue radici in cose esperite: "l'hanno detto ad uno spettacolo (teatrale) e non hanno dato risp perchè, dicono, la risp non era prevista... ma io voglio saperlo!!!!! "
Ho capito subito che si trattava di una domanda di profilo esistenziale, ma che non sarei stato in grado di rispondere: ci sarebbero voluti Bavy e Saw, per rispondere a questo quesito...era troppo per me!
E infatti, entrambi hanno prontamente risposto:
saw ha detto...
Uhm interessante quesito... grazie x la fiducia Nico, ma di solito io faccio le domande, non mi scervello x trovare soluzioni! eheh... L'unica cosa che mi viene da dire a proposito dei buoi è "si girano" ma temo che non sia la risposta giiusta.. deh!
Segue quindi Bavy:
"Grande Saw, se ti va possiamo provare a scrivere un libro insieme... Ti va bene il titolo "battute in freezer"?
Secondo me la soluzione del quesito sui buoi è...un gioco di specchi!
Con questo post direi che hanno preso un impegno serio, quindi ora aspettiamo questo libro!!!!
A me però viene in mente una soluzione diversa: basta che siano uno di fronte all'altro, uno rivolto verso nord e l'altro verso sud, e dovrebbe risolversi la questione, no? In fondo non è specificato che i due buoi siano affiancati, quindi possono anche essere uno di fronte all'altro...."
La risposta è piaciuta a Tatiana, mentre Bavy mi ha fatto un'altra (e leggittima) obiezione: "D'altra parte, come fa un buoo a sapere che sta guardando proprio a Nord?"
Siamo ancora in attesa di soluzione.
Nel frattempo, riporto due "gelide" freddure di Saw, ieri in piscina:
Perchè le carreggiate sono profumate? Perchè tutte le strade portano a-roma!
Quando vai in aeroporto ti danno una pistola... perchè devi fare il check-in! (da leggersi con una leggera inflessione veneta....)
Dunque, parto dai commenti al post precedente, in quanto Tatiana ha sollevato un quesito che merita di essere elevato al rango di post autonomo:
"se un bue guarda a nord e l'altro a sud come faranno a vedersi?"
La domanda ha un suo perchè, non è del tutto campata per aria, ma affonda le sue radici in cose esperite: "l'hanno detto ad uno spettacolo (teatrale) e non hanno dato risp perchè, dicono, la risp non era prevista... ma io voglio saperlo!!!!! "
Ho capito subito che si trattava di una domanda di profilo esistenziale, ma che non sarei stato in grado di rispondere: ci sarebbero voluti Bavy e Saw, per rispondere a questo quesito...era troppo per me!
E infatti, entrambi hanno prontamente risposto:
saw ha detto...
Uhm interessante quesito... grazie x la fiducia Nico, ma di solito io faccio le domande, non mi scervello x trovare soluzioni! eheh... L'unica cosa che mi viene da dire a proposito dei buoi è "si girano" ma temo che non sia la risposta giiusta.. deh!
Segue quindi Bavy:
"Grande Saw, se ti va possiamo provare a scrivere un libro insieme... Ti va bene il titolo "battute in freezer"?
Secondo me la soluzione del quesito sui buoi è...un gioco di specchi!
Con questo post direi che hanno preso un impegno serio, quindi ora aspettiamo questo libro!!!!
A me però viene in mente una soluzione diversa: basta che siano uno di fronte all'altro, uno rivolto verso nord e l'altro verso sud, e dovrebbe risolversi la questione, no? In fondo non è specificato che i due buoi siano affiancati, quindi possono anche essere uno di fronte all'altro...."
La risposta è piaciuta a Tatiana, mentre Bavy mi ha fatto un'altra (e leggittima) obiezione: "D'altra parte, come fa un buoo a sapere che sta guardando proprio a Nord?"
Siamo ancora in attesa di soluzione.
Nel frattempo, riporto due "gelide" freddure di Saw, ieri in piscina:
Perchè le carreggiate sono profumate? Perchè tutte le strade portano a-roma!
Quando vai in aeroporto ti danno una pistola... perchè devi fare il check-in! (da leggersi con una leggera inflessione veneta....)
domenica 11 marzo 2007
Bavy e i muratori
Sms di Bavy: "Sai che cosa davano da mangiare, fino a qualche tempo fa, i muratori poveri ai loro figli neonati?"
risposta di Laura: "La calce"
Risposta mia: "il malto"
risposta esatta (cioè l'sms di risposta di Bavy): "i 'latterizi' in polvere!"
mi viene però qualche dubbio circa la digeribilità di tale alimento, subito fugato da una sensata obiezione (sempre di Bavy): "Sì, ma...sai quanti soldi risparmiavano in pannolini?!"
Sollecitato infine a dire se si trattava di un parto della sua mente o meno (anche se era pleoastico), la risposta è di ordine colto: "Non sono io, è fra Iacopone: 'Figliol che laterizi mangia / non caga giammai'"
risposta di Laura: "La calce"
Risposta mia: "il malto"
risposta esatta (cioè l'sms di risposta di Bavy): "i 'latterizi' in polvere!"
mi viene però qualche dubbio circa la digeribilità di tale alimento, subito fugato da una sensata obiezione (sempre di Bavy): "Sì, ma...sai quanti soldi risparmiavano in pannolini?!"
Sollecitato infine a dire se si trattava di un parto della sua mente o meno (anche se era pleoastico), la risposta è di ordine colto: "Non sono io, è fra Iacopone: 'Figliol che laterizi mangia / non caga giammai'"
mercoledì 7 marzo 2007
appunti pendolari: capitoli successivi
III.
Sul treno delle 7.45 ci sono sempre di signore che parlano incessantemente di lavori a maglia e di sartoria varia. Hanno un repertorio che non si esaurisce mai, tanto che, verbalmente, nel giro di un semestre, credo siano riuscite a vestire mezza umanità, e aggiustato/adattato una gonna, l’orlo di un pantalone per l’altra metà del globo.
IV.
Tre comari (forse quattro) in autobus possono offrire un curioso spunto di riflessione. Tema del gioro, affrontato con grande passione, con fervore, è la scienza del rifare i letti, del ripiegare le lenzuola. Dal dibattto apprendo che una di queste non riesce proprio a dormire se quella pieghetta nell’angolo in fondo non è stirata in maniera esatta. Un grande problema è se chiudere la stanza, per evitare che i figli, giovani sciagurati, possano corrompere quel capolavoro dell’arte domestica prima di sera. Ma del resto come si può avere una stanza di casa e non usarla mai, a costo di proteggerla da questa gente insensibile, sempre pronta a sgualcire/contaminare con la propria seduta il sacro giaciglio?
Per non so quale recondito passaggio logico, il discorso vira bruscamente sui giovani d’oggi, su queste generazioni senza valori, “mica la gioventù dei nostri tempi!”.
Eppure c’è un dettaglio che un non iniziato a queti misteri non comprende: questa massa anonima di giovani avanzi di galera è composta sempre dai figli degli altri.
V.
Due ragazzi giovani, lavoratori, sul treno delle 8.03. Sembra si conoscano, o che almeno frequentino le stesse persone, e che abbiano la confidenza sufficiente per potersi dare epiteti tipo “testa di ruggine”, ma a cui mancano alcuni dettagli della conoscenza reciproca.
Lui: “Perché hai una penna dello scorpione?”
Lei: “Perché sono dello scorpione, testa di ruggine!”
Lui: “Anche tu? Quindi vuol dire che tutti gli anni mi dimentico di farti gli auguri?”
Lei: “Esatto, mentre io te li faccio sempre!”
Dopo un po’, parlando di lavoro e, soprattutto, di abbigliamento di rappresentanza.
Lei: “Non mi dire che per la prima volta ti sei comprato un vestito?!”
Lui: “Sì”
Lei: “Incredibile!”
Lui: “Sì, ma per abbassare il tono metto sempre sotto un tanga tigrato.”
Sul treno delle 7.45 ci sono sempre di signore che parlano incessantemente di lavori a maglia e di sartoria varia. Hanno un repertorio che non si esaurisce mai, tanto che, verbalmente, nel giro di un semestre, credo siano riuscite a vestire mezza umanità, e aggiustato/adattato una gonna, l’orlo di un pantalone per l’altra metà del globo.
IV.
Tre comari (forse quattro) in autobus possono offrire un curioso spunto di riflessione. Tema del gioro, affrontato con grande passione, con fervore, è la scienza del rifare i letti, del ripiegare le lenzuola. Dal dibattto apprendo che una di queste non riesce proprio a dormire se quella pieghetta nell’angolo in fondo non è stirata in maniera esatta. Un grande problema è se chiudere la stanza, per evitare che i figli, giovani sciagurati, possano corrompere quel capolavoro dell’arte domestica prima di sera. Ma del resto come si può avere una stanza di casa e non usarla mai, a costo di proteggerla da questa gente insensibile, sempre pronta a sgualcire/contaminare con la propria seduta il sacro giaciglio?
Per non so quale recondito passaggio logico, il discorso vira bruscamente sui giovani d’oggi, su queste generazioni senza valori, “mica la gioventù dei nostri tempi!”.
Eppure c’è un dettaglio che un non iniziato a queti misteri non comprende: questa massa anonima di giovani avanzi di galera è composta sempre dai figli degli altri.
V.
Due ragazzi giovani, lavoratori, sul treno delle 8.03. Sembra si conoscano, o che almeno frequentino le stesse persone, e che abbiano la confidenza sufficiente per potersi dare epiteti tipo “testa di ruggine”, ma a cui mancano alcuni dettagli della conoscenza reciproca.
Lui: “Perché hai una penna dello scorpione?”
Lei: “Perché sono dello scorpione, testa di ruggine!”
Lui: “Anche tu? Quindi vuol dire che tutti gli anni mi dimentico di farti gli auguri?”
Lei: “Esatto, mentre io te li faccio sempre!”
Dopo un po’, parlando di lavoro e, soprattutto, di abbigliamento di rappresentanza.
Lei: “Non mi dire che per la prima volta ti sei comprato un vestito?!”
Lui: “Sì”
Lei: “Incredibile!”
Lui: “Sì, ma per abbassare il tono metto sempre sotto un tanga tigrato.”
venerdì 2 marzo 2007
mostra di Lorenzo Pietrogrande
Ieri ho presentato e inaugurato la prima mostra personale (e prima mostra in assoluto) come curatore, ed è bello constatare che comincio questa attività presentando proprio il primo artista vivente di cui abbia scritto qualche considerazione critica, quattro anni fa. I miei debiti di gratitudini nei confronti di Pietrogrande, insomma, sono molteplici, da più punti di vista.
Sono quindi doppiamente contento di aver inaugurato e presentato ieri la sua mostra alla Fondazione Radice: per me è la prima mostra, il primo catalogo curato dall'inizio alla fine. Ho avuto la possibilità, per altro, di metterci anche del mio: pur essendo una mostra di suoi dipinti, credo di essere riuscito a dargli una impronta che in parte potesse essere anche mia (che è del resto il compito primario della critica!).
Per chi non c'era, riporto qui sotto il testo del discorso/prolusione di presentazione: è un testo che non ho letto, ma che ho stilato in preparazione al discorso da dire a braccio in quell'occasione:
Merita spendere qualche parola sul titolo di questa mostra: "Strettamente personale" rimanda ad una dimensione privata, ma non intimistica (perchè non si parla mai di stati d'animo) della ricerca pittorica. Qual è questa dimensione privata? E quella dello schizzo, dell'appunto visivo. Non a caso la personale precedente a questa si intitolava "Note-boock".
In qualche modo, con questa mostra abbiamo la possibilità di portarci a casa un buon surrogato di questo taccuino di appunti, dal momento che questa è stata anche l'occasione per fare un piccolo catalogo, anzi il primo catalogo in cui il percorso di Pietrogrande sia apprezzabile con una cera estensione.
Guardando la mostra e sfogliando il catalogo è quindi possibile entrare in questo discorso "strettamente personale" che è stato pensato come un racconto per immagini. L'invito che posso fare è a non soffermarsi sul singolo dipinto, ma di guardare la sequenza dei lavori, di cercare i punti di connessione fra un lavoro e l'altro. SI noterà subito che ci sono tre soggetti ricorrenti : il paesaggio naturale, la figura umana e gli animali da cortile, in cui le oche sono i grandi protagonisti.
Sono temi che costituiscono il punto di arrivo, la tappa più recente di un percorso incnetrato sui valori pittorici e formali della figura. Il punto di partenza era stato una pittura molto violenta, un po' feroce, con una pennellata larga ed espressionista. In una fase ci sono state figure riprese con un taglio compositivo talmente ravvicinato da arrivare a tagliare le teste fuori dai margini dei dipinti.
Rispetto a quei lavori, qui c'è un approcio ai soggetti che è più quieto: l'aver allargato lo sguardo dal dettaglio della figura al paesaggio, al contesto che sta intorno alla figura, ha portato a un nuovo rapporto fra gli elementi compositivi ed ha consentito nuove prove, per esempio nella resa del movimento.
Anche il paesaggio è quasi sempre soltanto naturale: fa eccezione la vista di Villa Reale, che è stata eseguita per una occasione molto aprticolare. Ma anche qui, pur dovendo trattare un tema urbano, così poco congeniale allo spirito di questa pittura, l'elemento naturale è forte: potrebbe essere l'ambiente in cui si muovono le oche e i cigni che si vedono nelle altre tele. La scelta di non raffigurare la città è una scelta consapevole, in quanto esprime l'intenzione di escludere dal proprio repertorio repertorio il chiasso e la saturazione degli spazi, dei rumori.
Troviamo quindi un momento di evasione, un approccio alla pittura che non si sente gravato, come a volte succede, dalle sorti dell'umanità: è una pittura un po' dissacrante per chi vede e sente la pittura come una missione, come qualche cosa di sacro, e le oche, che sono una buffa metafora degli esseri umani, stanno a dirci prprio questo: di non prenderci eccessivamente sul serio!
Iscriviti a:
Post (Atom)