bene, pare che io abbia imparato! A questo punto devo trovare qualche cosa da scrivere su questo blog, giusto?
Al momento, visto che non mi vengono idee migliori, comincio dall'ultimo libro che ho letto. Non è una recensione, soltanto qualche appunto di lettura:
Margherita Oggero, Così parlò il nano da giardino, Torino, Einaudi, 2006
Una favole lieve ed esilarante. Una comunità di gerbilli (dei piccoli roditori con la coda lunga e la pancia bianca) deve abbandonare il suo ambiente naturale, il Gerbido Vecchio, che sta per essere trasformato in un canile. Gongolo, il nano da giardino, gli indica la strada per il Gerbido Nuovo, un luogo protetto su cui veglia il povero spaventapasseri Golem, lì abbandonato dal bambino Duccio, che lo aveva realizzato. Buona parte del racconto è occupata dal racconto dell’esodo di questa piccola comunità, fortemente umanizzata, in cui sono mischiati toni comici ed una parodia dell’epica: né è un esempio emblematico il gerbillo Enneo che porta sulle spalle il vecchio padre Anchilosato, palese parodia dell’eroe Enea che porta il padre Anchise a spalla fuori da Troia in fiamme. Ma qui l’epilogo tragico che motiva l’esodo è di tono decisamente comico. Va nella stessa direzione l’immagine di Anchilosato che pronuncia il suo discorso prima di entrare nel Gerbido Nuovo, ma che resta colpito da un infarto prima di mettervi piede, quasi un patriarca biblico che arriva a vedere la terra promessa ma non vi mette piede.
C’è anche un uso del linguaggio aulico in chiave derisoria: nelle parodie delle poesie, oppure nei discorsi “ufficiali” dei gerbilli, è evidente che l’uso di un registro sostenuto è tutto in chiave ironica. A suo modo, è un libro che fa pensare all’uso comune della lingua, alla consuetudine con le metafore (che i gerbilli sistematicamente non comprendono al di là del loro significato letterale). È esilarante il modo in cui la Oggero delinea questi animaletti con i vizi, le virtù e le incoerenze degli esseri umani: in fondo siamo tutti un po’ gerbilli!
«E Gongolo? Gongolo pianse tutte le sue lacrime, dato che si trattava di una morte annunciata. Una delle più abominevoli, perché sarebbe stato caricato su un camion della spazzatura e poi scaraventato in una discarica.
Oppure - sciagura altrettanto terribile - sarebbe stato rapito da un commando dell'FLNG (Fronte per la Liberazione dei Nani da Giardino), un movimento terroristico internazionale, purtroppo in rapida espansione. Un movimento che afferma di voler liberare i nani e invece li strappa con violenza al loro habitat e poi li abbandona in boschi sperduti e inaccessibili.
I nani da giardino (caso mai qualcuno non lo ricordasse) sono molto sensibili. I nani da giardino, anche se non sembra, sono creature delicate».
Al momento, visto che non mi vengono idee migliori, comincio dall'ultimo libro che ho letto. Non è una recensione, soltanto qualche appunto di lettura:
Margherita Oggero, Così parlò il nano da giardino, Torino, Einaudi, 2006
Una favole lieve ed esilarante. Una comunità di gerbilli (dei piccoli roditori con la coda lunga e la pancia bianca) deve abbandonare il suo ambiente naturale, il Gerbido Vecchio, che sta per essere trasformato in un canile. Gongolo, il nano da giardino, gli indica la strada per il Gerbido Nuovo, un luogo protetto su cui veglia il povero spaventapasseri Golem, lì abbandonato dal bambino Duccio, che lo aveva realizzato. Buona parte del racconto è occupata dal racconto dell’esodo di questa piccola comunità, fortemente umanizzata, in cui sono mischiati toni comici ed una parodia dell’epica: né è un esempio emblematico il gerbillo Enneo che porta sulle spalle il vecchio padre Anchilosato, palese parodia dell’eroe Enea che porta il padre Anchise a spalla fuori da Troia in fiamme. Ma qui l’epilogo tragico che motiva l’esodo è di tono decisamente comico. Va nella stessa direzione l’immagine di Anchilosato che pronuncia il suo discorso prima di entrare nel Gerbido Nuovo, ma che resta colpito da un infarto prima di mettervi piede, quasi un patriarca biblico che arriva a vedere la terra promessa ma non vi mette piede.
C’è anche un uso del linguaggio aulico in chiave derisoria: nelle parodie delle poesie, oppure nei discorsi “ufficiali” dei gerbilli, è evidente che l’uso di un registro sostenuto è tutto in chiave ironica. A suo modo, è un libro che fa pensare all’uso comune della lingua, alla consuetudine con le metafore (che i gerbilli sistematicamente non comprendono al di là del loro significato letterale). È esilarante il modo in cui la Oggero delinea questi animaletti con i vizi, le virtù e le incoerenze degli esseri umani: in fondo siamo tutti un po’ gerbilli!
«E Gongolo? Gongolo pianse tutte le sue lacrime, dato che si trattava di una morte annunciata. Una delle più abominevoli, perché sarebbe stato caricato su un camion della spazzatura e poi scaraventato in una discarica.
Oppure - sciagura altrettanto terribile - sarebbe stato rapito da un commando dell'FLNG (Fronte per la Liberazione dei Nani da Giardino), un movimento terroristico internazionale, purtroppo in rapida espansione. Un movimento che afferma di voler liberare i nani e invece li strappa con violenza al loro habitat e poi li abbandona in boschi sperduti e inaccessibili.
I nani da giardino (caso mai qualcuno non lo ricordasse) sono molto sensibili. I nani da giardino, anche se non sembra, sono creature delicate».
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